All’interno della Refugee Week 2025, la nostra associazione ha organizzato un evento molto significativo presso il centro culturale Altinate San Gaetano: la mostra fotografica “The Right Path”.
L’esposizione ha presentato un viaggio sulla libertà attraverso gli scatti di studenti/esse universitari/e, rifugiati/e e non, guidati dal fotoreporter specializzato in migrazioni Francesco Malavolta, offrendo uno sguardo intimo e collettivo sul loro mondo e sulle loro prospettive. La mostra è stata inaugurata il 19 giugno ed è rimasta aperta al pubblico fino al 10 luglio.
“The Right Path”: un viaggio formativo tra arte e diritti umani
La mostra è stata il culmine dell’omonimo percorso formativo “The Right Path”, un’iniziativa gratuita dedicata all’esplorazione dei diritti umani attraverso il linguaggio dell’arte, in particolare la fotografia. Gli incontri, organizzati dall’Associazione Popoli Insieme, si sono tenuti da febbraio a giugno di quest’anno, coinvolgendo una ventina di studenti e studentesse universitari/e. Tra i partecipanti, anche alcuni rifugiati/e provenienti da Afghanistan, Pakistan, Sud Sudan, Etiopia e Ucraina, che hanno arricchito il dialogo con le loro preziose esperienze.
I cinque incontri sono stati un’occasione unica per confrontarsi su temi essenziali e universali quali il diritto all’istruzione, la parità di genere, la libertà di espressione, la giustizia ambientale, il diritto di muoversi e quello di restare. Ragazzi e ragazze hanno “camminato insieme, dialogato, condiviso silenzi, emozioni e visioni”, tessendo un filo comune tra esperienze di vita diverse.
Un momento particolarmente formativo del progetto è stata la visita all’IMP (International Month of Photojournalism) di Padova. Qui, i e le partecipanti hanno avuto l’opportunità di immergersi nel mondo del fotogiornalismo, confrontandosi con immagini e storie proveniente anche da alcuni paesi di provenienza di alcuni partecipanti, come Ucraina e Afghanistan. Questo ha reso la visita alla mostra ancora più intensa e immersiva per i nostri studenti e studentesse.
La fotografia come voce: “che cos’è per me la libertà?”
Nell’ultima parte del percorso formativo, durante i mesi di maggio e giugno, sotto la guida esperta di Francesco Malavolta, i partecipanti hanno sperimentato la fotografia non solo come strumento di narrazione, ma come un vero e proprio linguaggio per raccontarsi, partendo da una domanda fondamentale: “che cos’è per me la libertà?”.
Le risposte, immortalate negli scatti e nelle riflessioni dei giovani, hanno rivelato la molteplicità di significati che questa parola racchiude. Per alcuni, la libertà è «scegliere il mio stile di vita, cosa studiare, cosa fare oggi… dalle scelte più piccole a quelle più grandi». Per altri è «vivere senza paura, amare con rispetto, essere responsabili verso sé stessi e gli altri». Ed ancora, è «muoversi liberamente, da soli, anche come donne», «stare con la propria famiglia, vedere crescere una sorella», «parlare, agire senza essere controllati». Per chi ha dovuto attraversare confini e superare innumerevoli ostacoli, la libertà non è un assunto dato per scontato, ma una conquista quotidiana.
Le fotografie esposte sono state realizzate dai ragazzi utilizzando semplici macchine fotografiche usa e getta. Questa scelta, fortemente voluta dal fotografo Malavolta, ha un significato profondo. Come ha sottolineato durante l’inaugurazione, non gli interessava il risultato tecnico delle foto in sé. La fotografia è stata intesa come un mezzo per permettere ai giovani di riflettere sul concetto di libertà e di creare comunità. Lavorare con una macchina usa e getta – ha spiegato Malavolta– vuol dire avere “gli occhi praticamente chiusi o semichiusi”, ma anche “attraverso una visione così limitata si può comunque riuscire a vedere il concetto di libertà”.
La mostra “The Right Path” è stata il frutto di questo intenso viaggio: uno sguardo intimo e collettivo sul loro mondo e su quello che desiderano costruire. L’esposizione presenta le opere dei giovani partecipanti, insieme a una selezione di scatti dello stesso fotoreporter Malavolta, offrendo così uno scorcio profondo e autentico sulle migrazioni forzate e i diritti umani fondamentali.
Giovedì 19 giugno: l’inaugurazione della mostra
Il giorno dell’inaugurazione, giovedì 19 giugno, durante la Refugee Week, era presente con noi anche Francesco Malavolta, che ha catturato l’attenzione del pubblico intervenendo per spiegare il significato profondo di alcuni dei suoi lavori esposti e le motivazioni intrinseche del suo impegno.
Come Malavolta stesso ci ha rivelato, la fotografia è entrata nella sua vita quasi per caso, ma si è trasformata in una vera e propria vocazione: “L’incontro con la fotografia è stato casuale. Potremmo dire che sia stata lei a scegliere me. (…) Poi un giorno la fotografia è entrata a far parte della mia vita, trasformandosi in un lavoro.” E analogamente, il suo primo incontro con il soggetto delle sue foto è stato altrettanto casuale e potente: “ero in Puglia e mi sono trovato ad assistere ad uno sbarco di albanesi in fuga dalla dittatura. Fui attratto da questa moltitudine di persone che avevano lasciato tutto inseguendo un sogno di libertà e dalla sfida di immortalare il movimento dentro un’immagine.” La mostra, come ha sottolineato, nasce proprio dall’esigenza del racconto: “Popoli in movimento ha come obiettivo di anteporre le storie delle singole persone come unica narrazione, che si contrappone a quella del continuo accostamento dei rifugiati come numeri.”
Da oltre vent’anni, la sua fotografia è quasi interamente dedicata alla documentazione dei flussi migratori, via terra e via mare. Il suo obiettivo è quello di “rendere omaggio a una umanità caparbia che un passo alla volta guadagna centimetri di libertà.”
All’evento hanno partecipato anche alcuni dei protagonisti del laboratorio fotografico. I giovani hanno offerto le proprie preziose riflessioni sul concetto di libertà e hanno presentato al pubblico i loro lavori, condividendo la propria interpretazione personale e unica di questo tema universale. Era presente anche il team di Popoli Insieme, che con dedizione si è occupato della preparazione e dell’allestimento della mostra. La possibilità di interagire direttamente con gli artisti e con il fotoreporter Malavolta ha trasformato l’inaugurazione in un autentico forum di confronto. Un’occasione preziosa per approfondire il tema della libertà e dei diritti umani, rafforzando la consapevolezza che ogni scatto è un frammento di vita, un invito alla riflessione e un passo verso una maggiore comprensione reciproca.