Tornare a sentirsi comunità con Migrart

Il progetto europeo MigrArt è nato nel periodo più difficile della pandemia con l’obiettivo di creare spazi di condivisione attraverso l’arte e la creatività, in particolare per i giovani locali, migranti e rifugiati. Il 29 e il 30 aprile, tra Arcella e Mortise, abbiamo condiviso i risultati di questo progetto con la cittadinanza e abbiamo inaugurato il murales comunitario di MigrArt a tema “Isolation/Community”.

Il progetto europeo MigrArt: Community based rehabilitation through interculture, art and antifragilityha coinvolto sei organizzazioni giovanili e cinque Paesi europei (Italia, Belgio, Spagna, Portogallo e Turchia) con l’obiettivo di superare il distanziamento sociale e l’isolamento causati dalla crisi pandemica attraverso l’arte, la creatività e gli strumenti digitali. A soffrire maggiormente delle conseguenze delle restrizioni e dei lockdown sono stati i più giovani, in particolare quelli che non possono contare su una rete familiare e sociale nel luogo in cui abitano come i giovani migranti e rifugiati. Proprio questi ultimi, insieme agli animatori giovanili che operano in contesti interculturali, sono stati al centro delle attività e delle iniziative di MigrArt. Negli scorsi mesi sono state numerose le attività artistiche e creative che hanno visto protagonisti gruppi interculturali di giovani in Italia, Spagna, Portogallo e Turchia, per ricucire e costruire legami oltre le barriere linguistiche, culturali e superare la condizione di isolamento.

Costruiamo comunità creative

Il 29 aprile, presso la Sala Polivalente San Carlo a Padova, si è tenuta la presentazione di una raccolta di buone pratiche e di un toolkit pensato per animatori giovanili che operano in contesti interculturali, nella speranza che ciò di cui è stato fatto esperienza e che le competenze sviluppate in quest’anno possano diventare patrimonio comune per costruire insieme comunità creative e inclusive a partire dai più giovani, anche in contesti emergenziali come quello pandemico.

In questo anno sono state diverse le tecniche artistiche e creative che i gruppi interculturali di giovani hanno sperimentato grazie a MigrArt, tra queste la street art, il tie dye, il body painting e il disegno con app digitali. Marco Perri, un videomaker attivo a Bruxelles nel quartiere Molenbeek, è stato ospite della serata di restituzione per mettere in condivisione la sua esperienza sul campo e raccontare quanto il cinema stesso possa diventare uno strumento di inclusione per ragazze e ragazzi con background migratorio. Questa tecnica permette loro di raccontare la loro quotidianità e la città attraverso la loro prospettiva, uscendo così da categorie preconfezionate da altri e costruendo in prima persona la propria narrazione.

La serata è stata un’occasione preziosa per approfondire buone pratiche a livello europeo, ma anche a livello locale e nella città di Padova. Giusy Seminara di Arte Migrante Padova ha condiviso con la cittadinanza la missione e gli obiettivi del gruppo interculturale che, attraverso musica, danza e poesie, costruisce possibilità di incontro in un cerchio di condivisione aperto a tutte e a tutti.

Il cuore dell’evento è stata l’inaugurazione della mostra interattiva “Un anno di MigrArt che ha raccolto alcune delle migliori foto scattate negli ultimi mesi durante gli incontri mensili di MigrArt. Ad ogni foto è stato abbinato un QR CODE collegato ad un video dove, i partecipanti al progetto, hanno potuto raccontare che cosa ha significato MigrArt per loro.

Lascia un segno!

Il 30 aprile ci siamo spostati al sottopasso pedonale di via Galante ,dove oggi si trova il murales comunitario di MigrArt. Ideato e realizzato da ragazze e ragazzi, il murales rappresenta il passaggio da una condizione di isolamento e distanziamento ad una quotidianità di rinnovata “normalità”, dove tornare a sentirsi finalmente comunità. L’intera mattinata è stata dedicata alla street art, grazie a due workshop a cura dell’associazione DOMNA. In tante e tanti, grandi e piccini, hanno contribuito al murales comunitario lasciando il proprio segno su un muro che non è sinonimo di divisione e confine, ma di scambio e incontro.

Per un’intera mattinata la zona attorno al sottopasso pedonale è diventata uno spazio di incontro, di scambio e di creatività collettiva, grazie al laboratorio artistico “Faccia a faccia” a cura di Sarala di Cooperativa Contatto Cemea, al cerchio di condivisione di Arte Migrante Padova e alla performance di ballo e percussioni de La Murga di Padova.

Dopo due anni di distanziamento sociale e isolamento, dopo i lockdown che hanno reso le strade silenziose e deserte e ci hanno costretti nelle nostre case, è stato bello tornare a riempire lo spazio pubblico con arte, creatività, musica e voglia di stare insieme. Un muro non sempre divide e allontana: quel muro ci ha unito e ci ha protetto, ci ha ricordato che le cose più importanti accadono nei luoghi che rischiamo di dare per scontati e che una parete grigia può colorarsi delle nostre storie e delle nostre speranze, ma soprattutto che l’arte abbatte le barriere culturali, linguistiche e sociali e crea legami.

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