Martedì 1 febbraio ha preso ufficialmente il via “Attraversamenti”, la 18^ edizione del nostro Corso di formazione per volontari nei servizi ai migranti e richiedenti protezione internazionale. Il primo dei dieci incontri di approfondimento e formazione sui temi delle migrazioni forzate, del diritto d’asilo, dell’accoglienza e dell’inclusione ha visto protagonista Alessandra Morelli, già delegata UNHCR in Niger.
Quello delle migrazioni forzate è un fenomeno globale che ha conseguenze locali e cambia le nostre comunità. Ma dove nascono le migrazioni? E quali sono le ragioni che spingono milioni di persone ad abbandonare il loro Paese e ad affrontare viaggi di mesi o anni, rischiando la vita? Queste sono le domande che hanno guidato la prima serata di “Attraversamenti” e alle quali Alessandra Morelli, in dialogo con il volontario di Popoli Insieme Alessandro Simonato, ha cercato di dare risposta.
Non si può parlare di migrazioni forzate senza prima parlare di dignità della persona e di diritti fondamentali, troppo spesso e in ogni parte del mondo, disattesi. “L’aggettivo forzato ci fa intendere che non c’è alcuna libertà in questo movimento, neanche la libertà di scegliere di restare nel proprio paese e sviluppare i propri sogni” ha affermato Morelli, che nella sua carriera all’interno dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha lavorato nelle zone più “calde” della terra, dall’Ex Jugoslavia alla Somalia.
Secondo Morelli, il più grande errore che si sta facendo in questo momento è gestire le questioni migratorie secondo logiche che sono puramente politiche e che non considerano le persone in quanto tali, con sogni, speranze, progetti e diritti fondamentali. La bussola dovrebbe essere quella dei diritti umani, mentre la gestione politica del fenomeno non considera la condizione di vita di chi fugge e i motivi che causano la fuga. Sono più di 80 milioni le persone in fuga, tra rifugiati e sfollati interni e questo mondo in fuga è “il termometro del mondo”.
Sono tantissimi, oggi, i luoghi in cui nascono le migrazioni forzate e che vedono milioni di persone costrette ad abbandonare la loro casa a causa di guerra, terrorismo, cambiamento climatico e persecuzioni dal Sahel alla Libia, dal Venezuela all’Afghanistan.
“È guerra quando il tuo stesso Stato ti perseguita. Ed è quello che ancora accade in Afghanistan, da quando i talebani hanno preso il potere. Il terrorismo cancella la quotidianità, colpisce le tue certezze. Annienta la speranza. Come si fa a non tentare la fuga quando parte della tua famiglia è minacciata o è già stata uccisa?” ha sottolineato Morelli.
Nell’arco di questo incontro, molteplici sono state le riflessioni sulle cause e sugli effetti delle migrazioni forzate a livello globale e locale. A legare i ragionamenti, però, è sempre stato il filo rosso della solidarietà che secondo Morelli, con le parole di Stefano Rodotà, “è il DNA della democrazia”. Le persone rifugiate, costrette ad abbandonare la loro casa e le loro certezze, devono poter contare sul diritto d’asilo come spazio di cura: queste persone si trovano in una condizione di sradicamento senza possibilità di esercitare i propri diritti di cittadinanza e godere dei diritti fondamentali. Il ruolo dell’UNHCR, in questo senso, risulta fondamentale.
Occuparsi di queste persone, sia nei contesti di guerra e terrorismo, ma anche nelle nostre comunità significa essere “tra” e fare una scelta di solidarietà e umanità. Le milioni di persone in movimento, così come le condizioni che causano questo movimento, ci riguardano da vicino. Con le parole di MorellI: “Sembra tutto molto lontano ma non lo è. Sia perché siamo un mondo globalizzato, ma soprattutto perché queste sono esseri umani. Il noi crea lo spazio, il luogo, dove coltivare e coltivarci, dove esserci. I rifugiati entrano in
un non luogo, il luogo della non identità, quando sei sradicato non eserciti più il crescere della cittadinanza, l’esprimersi della cittadinanza. Questo non luogo, deve diventare un luogo di cura. Il diritto d’asilo crea un luogo di cura. Il noi è la risposta.”
Questo è solo il primo capitolo di un percorso di dieci incontri che porterà corsisti ad affrontare i temi delle migrazioni forzate, del diritto d’asilo e dell’accoglienza da molteplici punti di vista, grazie alle competenze delle relatrici e dei relatori che interverranno di settimana in settimana, fino a martedì 5 aprile 2022.