Rapporto Centro Astalli 2021: i rifugiati durante la pandemia

Martedì 20 aprile il Centro Astalli ha presentato il Rapporto annuale 2021 , la fotografia di un anno complesso come il 2020 costellato di attività e servizi in favore di richiedenti asilo e rifugiati.

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Popoli Insieme è parte della Rete territoriale del Centro Astalli che, assieme alle altre sedi sparse per tutta Italia (Roma, Bologna, Catania, Grumo Nevano, Palermo, Trento e Vicenza), in un anno ha assistito oltre 17mila rifugiati e richiedenti asilo grazie al prezioso supporto degli oltre 400 volontari e volontarie. 

Il Rapporto è uno strumento utile per capire quali sono le principali nazionalità dei rifugiati arrivati in Italia per chiedere asilo e quali, invece, sono le difficoltà incontrate nel percorso per il riconoscimento della protezione,  nell’accesso all’accoglienza o ai percorsi di integrazione. I mesi di pandemia hanno reso ancora più evidenti le falle del sistema sanitario e del welfare territoriale, con scarse tutele e misure di sostegno alla popolazione più fragile di cui i rifugiati fanno parte. I rifugiati si sono ritrovati più vulnerabili, con  maggiori difficoltà nel vedersi garantire anche i diritti più basilari.

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All’interno del Rapporto (pag. 106) sono riassunte le attività svolte da Popoli Insieme nel corso del 2020, compresi i dati relativi alle persone accolte nei centri di accoglienza straordinaria e in quello di accoglienza notturna in via Minio. Nei CAS le persone accolte sono state 32, mentre nel centro di seconda accoglienza 34, per un totale di 66 ospiti. Altre 10 persone sono state accolte nella cosiddetta “terza accoglienza”, due appartamenti finanziati tramite il progetto FAMI – Passi Avanti in paternariato con il Centro Astalli e il Centro Astalli Trento.  Tante sono le progettualità e le iniziative che si sono svolte, nonostante il lockdown di inizio anno e le restrizioni che ancora ci stanno accompagnando: alcune conferme, come le tante attività nelle scuole del territorio e molte novità, tra cui il progetto Letteramondo.

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Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il prezioso supporto di quasi 60 volontari e soci che, nonostante la distanza fisica imposta e le numerose difficoltà, hanno continuato ad impiegare il loro tempo libero con e per i rifugiati per costruire una comunità più accogliente nel territorio di Padova.

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Per saperne di più scarica il rapporto completo 

 

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