Siamo davvero “tutti sulla stessa barca” di fronte all’attuale crisi socio-sanitaria? Le conseguenze sociali, sanitarie ed economiche della pandemia non hanno colpito tutte e tutti allo stesso modo: per chi già non vedeva i suoi diritti garantiti e si trovava ai margini della società, come i migranti, rifugiati e richiedenti asilo, il virus è stato una vera e propria trappola.
Il 6 aprile, abbiamo ospitato la presentazione del libro “La trappola del virus. Diritti, emarginazione e migranti ai tempi della pandemia” (ETS, 2021): un tentativo di fare luce sulla difficile condizione di rifugiati e migranti e ridare voce a quelle persone che, complice la pandemia, sono diventate ancora più “invisibili”.
Protagonisti della serata sono stati due ospiti d’eccezione: padre Camillo Ripamonti, autore del libro assieme a Chiara Tintori e presidente del Centro Astalli e Gherardo Colombo, ex magistrato e saggista, nonché curatore della prefazione. Moderatore dell’incontro è stato Alessandro Simonato, storico volontario della nostra associazione.
Tante sono le tematiche affrontate nel corso della serata, a partire dall’affermazione di cui Gherardo Colombo si fa carico nella prefazione del libro: secondo la nostra Costituzione, il Centro Astalli e le altre associazioni che si occupano di accoglienza e supporto ai richiedenti asilo e rifugiati non dovrebbe esistere. L’articolo 3 recita, infatti, che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”. Troppo spesso pensiamo che con “cittadini” la Costituzione implichi solo chi ha la cittadinanza italiana, “ma si intendono invece tutte le persone” ha affermato Colombo.
[siteorigin_widget class=”Thim_Empty_Space_Widget”][/siteorigin_widget]
Le persone e i loro diritti al centro
Padre Ripamonti, autore del libro, ci ha spiegato in che modo il virus è stato una trappola. Il Covid19, dall’inizio del 2020, è stato costantemente al centro del dibattito mediatico, “ma sono le persone su cui ora dobbiamo riportare l’attenzione”. I diritti che dovrebbero essere garantiti a tutti, soprattutto negli ultimi mesi, sono diventati veri privilegi: “di fronte alla paura e all’ansia del virus, abbiamo dimenticato la fame e la sofferenza e siamo diventati un “noi” che esclude” ha affermato Ripamonti. Che cosa è successo a chi una casa non ce l’aveva, quando restare a casa era tutto ciò che si poteva fare? Ad abitare le strade improvvisamente vuote erano rimaste solo le persone ai margini, gli “invisibili”.
[siteorigin_widget class=”Thim_Empty_Space_Widget”][/siteorigin_widget]
Il virus ha rappresentato per cittadine e cittadini una limitazione dei diritti troppo spesso dati per scontati, come la libera mobilità. Se per il “noi” che esclude i diritti sono stati limitati, per chi è escluso i diritti non sono stati garantiti. “Migranti, rifugiati e richiedenti asilo hanno incontrato ulteriori difficoltà nell’assicurarsi il diritto alla casa, al lavoro, alla salute” ha affermato Ripamonti.
Secondo il presidente del Centro Astalli è fondamentale superare la “cultura dello scarto”. Come? Creando comunità, ricucendo i fili dell’amicizia sociale e non da meno rivoluzionando la narrazione sui migranti. “Conoscere per comprendere” e lasciare spazio alle persone per raccontarsi: secondo l’associazione Carta di Roma, solo il 7% degli interventi mediatici sulle migrazioni vedeva i migranti interpellati in prima persona, ma è necessario “dare loro la parola per vedere il mondo da un’altra prospettiva” ha sottolineato Ripamonti.
“In questo momento il futuro è completamente escluso dal nostro orizzonte” ha sottolineato Colombo, che vede l’urgenza per tutti di assumersi la responsabilità del presente e del futuro perché “la chiave per uscirne è la solidarietà, il solido, ovvero il cemento, che tiene assieme la comunità”.
[siteorigin_widget class=”Thim_Empty_Space_Widget”][/siteorigin_widget]
La vera sfida, quindi, sarà uscire dal “noi” che esclude l’altro per “abitare questo mondo insieme, da vulnerabili”.